Riunione formativa: abituarsi alla sobrietà perché non è giusto sciupare le risorse

Riunione formativa: abituarsi alla sobrietà perché non è giusto sciupare le risorse

“C’è ancora gente tra noi che ha fame e sete, anche per questo dobbiamo impegnarci a evitare lo spreco di cibo e acqua per entrare nella mentalità che deve portare a non sprecare per abituarci alla sobrietà. L’acqua non è illimitata e il cibo non basta per tutti”. E’ uno dei tanti passaggi della riflessione dell’assistente spirituale don Domenico Spagnoli che questa sera ha rivolto nel corso della riunione mensile formativa della Confraternita della Sacra Spina e del Gonfalone. Il sacerdote ha tratto spunto dall’udienza del 19 ottobre del 2016 di Papa Francesco, nell’anno della Misericordia, invitando a “Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati” proseguendo sulla profondità delle opere corporali.

E’ stata una riunione che ha spinto i confratelli a scendere nel pratico evidenziando la perdita dei valori come la mancanza di rispetto per ciò che si ha “perché non è giusto sciupare le risorse” e bisogna abituarsi a pensare che “non dobbiamo pensare che i problemi siano sempre gli altri a doverli affrontare e risolvere. Bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare”. Da qui la proposta di iniziative con buone pratiche cristiane nell’ascolto e nella condivisione. Ma saranno necessari ulteriori approfondimenti e percorsi che possano portare ad attrezzarsi nell’essere formati e preparati affrontare quella che appare una nuova missione della Confraternita nell’accoglienza dell’altro donando del tempo alle pie pratiche cristiane.

Su questo aspetto il nostro assistente ha spiegato come ci sia “fame e sete di amicizia, di tempo e di amore da dedicare all’altro per rispondere alle richieste di relazione e di parola”.

Tornando all’udienza di Papa Francesco alcune parole meritano di essere sottolineate con la penna, per diventare momento di ulteriore riflessione:

  • Una delle conseguenze del benessere è quella di condurre le persone a chiudersi in sé stesse rendendole insensibili alle esigenze degli altri;
  • Tra le opere di misericordia si trova il richiamo alla fame e alla sete: dare da mangiare agli affamati – ce ne sono tanti oggi – e da bere agli assetati;
  • Quando, andando per strada, incrociamo una persona in necessità […] oppure viene a bussare alla porta di casa […] non sono più davanti a un’immagine, ma veniamo coinvolti in prima persona;
  • La povertà in astratto non ci interpella, ma ci fa pensare, ci fa lamentare; ma quando vediamo la povertà nella carne dell’uomo, di una donna, di un bambino, ci interpella.
  • L’esperienza della fame è dura […] convive accanto all’abbondanza e allo spreco;
  • Anche la fede se non è seguita dalle opere, in sé stessa è morta perché è incapace di fare opere, di fare carità, di amare;
  • Il poco che abbiamo, se lo affidiamo alle mani di Gesù e lo condividiamo con fede, diventa una ricchezza sovrabbondante;
  • Attraverso il dare da mangiare agli affamati e il dare da bere agli assettati, passa il nostro rapporto con Dio, un Dio che ha rivelato in Gesù il suo volto di misericordia.

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